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Le cause genetiche, le origini etniche e la storia dei capelli rossi

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Autore: Maciamo Hay. Traduzione italiana da Enea Sagittario.

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What causes red hair ?

I capelli rossi rappresentano un tratto genetico recessivo causato da una serie di mutazioni del recettore 1 della melanocortina (MC1R), un gene localizzato sul cromosoma 16. Dato che si tratta di una mutazione recessiva, deve essere ereditata da entrambi i genitori affinché possa generare i capelli rossi. Di conseguenza, le persone con mutazioni di questo tipo sono molte di più di quelle che hanno effettivamente i capelli di questo colore. In Scozia circa il 13% della popolazione è rossa, nonostante almeno una di queste mutazioni sia presente nel 40% delle persone.

Ci sono molti tipi di capelli rossi, alcuni sono più chiari, o misti con capelli biondi ('biondo veneziano'), alcuni un po' più scuri, come i capelli ramati, che sono capelli castani con una tinta rossastra. Questo è perché alcune persone portano solo uno o alcune delle diverse possibili mutazioni MC1R. La chiarezza dei capelli dipende in ultima analisi anche dalle altre mutazioni che regolano la pigmentazione generale di pelle e capelli.

I capelli rossi, fatti in breve:

  • La pigmentazione della pelle e dei capelli è influenzata da due tipi diversi di melanina: l’eumelanina e la feomelanina. La prima, la più comune, è un polimero marrone-nero che genera capelli e pelle scura e causa l’abbronzatura della pelle chiara. La feomelanina invece ha una tonalità che va dal rosa al rosso e si trova nelle labbra, nei capezzoli e nei genitali. Le mutazioni nel gene MCR1 che conferiscono alla pelle e ai capelli una quantità maggiore di feomelanina rispetto all’eumelanina sono alla base sia dei capelli rossi che delle lentiggini.
  • Le persone con i capelli rossi hanno la pelle molto chiara, quasi sempre più chiara di chi ha i capelli di un altro colore. Questo rappresenta un vantaggio per chi vive alle latitudini più settentrionali e nei paesi molto piovosi dove la luce del sole è scarsa, perché la pelle più chiara aumenta l’assorbimento della luce solare, la quale è vitale per la produzione di vitamina D. Lo svantaggio è che aumenta il rischio di scottature e cancro alla pelle.
  • Diversi studi hanno dimostrato come le persone con i capelli rossi siano più sensibili al dolore termico e abbiano bisogno di dosi maggiori di anestetico rispetto a chi ha una pigmentazione diversa. La ragione è che chi ha i capelli rossi ha anche una mutazione in un recettore ormonale che apparentemente riconosce almeno due diversi ormoni: l’ormone che stimola i melanociti (per la pigmentazione) e quello che stimola le endorfine (per diminuire il dolore).
  • La saggezza popolare descrive da sempre i rossi come irascibile impulsivi.
  • Grazie a un test del DNA autosomico (per esempio il test 23andMe) potete scoprire se siete portatori di alcune di queste mutazioni del gene MC1R.

I capelli rossi: un tratto celto-germanico?

Storicamente, i capelli rossi sono associati alle popolazioni celtiche. Il fenotipo rosso dei Celti è stato descritto sia dagli antichi Greci che dai Romani. Questi ultimi estesero la descrizione alle genti germaniche, o almeno a quelle che incontrarono più di frequente nel sud e nell’ovest della Germania e ciò è vero ancora oggi.

Nonostante i capelli rossi siano un fenomeno che appartiene quasi esclusivamente all’Europa centrale e settentrionale, casi isolati sono stati trovati anche in Medioriente, in Asia centrale (soprattutto tra i Tagichi), così come in alcune mummie del Tarim ritrovate nello Xinjiang nella Cina nordoccidentale. Gli Udmurti, una tribù uralica del bacino settentrionale del Volga stanziatisi in Russia tra Kazan e Perm, sono i soli Europei non occidentali ad avere un’alta incidenza di capelli rossi (sopra il 10%). Che cosa hanno dunque in comune tra loro queste genti? Di sicuro gli Udmurti e i Tagichi non sono Celti né Germani. Eppure, come vedremo, tutte queste popolazioni condividono un antenato comune che può essere ricollegato a un singolo aplogruppo del cromosoma Y: R1b.

Dove sono più diffusi i capelli rossi?

È difficile calcolare la percentuale esatta di diffusione dei capelli rossi, perché essa dipende dai criteri con cui vengono definiti. Per esempio, dovremmo includere anche gli uomini con le barbe parzialmente rosse ma senza capelli rossi in testa? E i capelli biondo-rossicci vanno considerati rossi o biondi? A prescindere dalla definizione, la frequenza di questo tratto è massima in Irlanda (10-30%) e in Scozia (10-25%), seguite dal Galles (10-15%), dalla Cornovaglia, dall’Inghilterra occidentale, dalla Bretagna, dalla zona del confine franco-belga, dalla Svizzera occidentale, dalla penisola dello Jutland e dalla Norvegia sudoccidentale. I confini meridionali e orientali oltre i quali i capelli rossi arrivano a meno dell’1% sono la Spagna del nord, l’Italia centrale, l’Austria, la Boemia occidentale, la Polonia occidentale, i Paesi baltici e la Finlandia.

In generale, la distribuzione dei capelli rossi si sovrappone bene all’antico mondo celtico e germanico. È innegabile che la frequenza maggiore si ritrovi sempre in aree celtiche, specialmente in quelle dove ancora oggi si parlano queste lingue. La domanda che sorge inevitabilmente spontanea è dunque la seguente: i capelli rossi sono apparsi per la prima volta tra le popolazioni celtiche e germaniche?

SUn indizio giace nella Norvegia sudoccidentale. Come scoperto di recente grazie alle ricostruzioni genealogiche basate sui dati genetici, in questa regione la maggior incidenza di capelli scuri e rossi (in opposizione ai capelli biondi) coincide con una più alta incidenza della linea paterna conosciuta come aplogruppo R1b-L21, inclusa la sua sotto clade R1b-M222 tipica del nordovest dell’Irlanda e della Scozia (la cosiddetta linea di Niall dei Nove Ostaggi). Oggi è quasi certo che i Celti nativi irlandesi e scozzesi furono deportati dai Vichinghi (probabilmente come schiavi) nel sudovest della Norvegia, aumentando cosi l’incidenza dei capelli rossi in quelle zone.

Mappa della distribuzione dei capelli rossi in Europa

Mappa della distribuzione dei capelli rossi in Europa

Map of Y-haplogroup R1b in Europe

Mappa della distribuzione dell'aplogruppo R1b in Europa

Il 45° parallelo, il confine naturale dei capelli rossi?

Ciò che appare subito evidente ai genetisti che si occupano di genealogia è la correlazione che sussiste tra la mappa dei capelli rossi e la distribuzione dell’aplogruppo R1b in Europa orientale e settentrionale. In Europa meridionale non si riscontra questa correlazione semplicemente perché i capelli rossi sono più visibili tra le persone che possiedono anche altri geni che influenzano la pigmentazione chiara di pelle e capelli. Le genti mediterranee hanno pigmentazioni considerevolmente più scure (più eumelanina), soprattutto per quanto riguarda i capelli, dando quindi scarse opportunità di emergere agli alleli per i capelli rossi. La tinta rossiccia è sempre nascosta dai capelli neri, e raramente è visibile tra chi ha i capelli marrone scuro. Il colore rosso è un tratto recessivo, e può facilmente nascondersi se gli alleli sono troppo dispersi nel pool genetico, poiché la possibilità che entrambi i genitori possiedano un allele recessivo si abbassa sensibilmente. Inoltre, anche la selezione naturale ha contribuito progressivamente a ridurre questo tratto nelle popolazioni mediterranee, poiché in queste aree la luce del sole più intensa e la maggior quantità di raggi UV hanno più probabilità di causare melanomi maligni.

A parità di latitudine, l’incidenza dei capelli rossi correla sorprendentemente bene con la percentuale di R1b. Il 45° parallelo Nord, che attraversa il centro della Francia, l’Italia settentrionale e la Croazia, sembra essere un importante confine naturale. Sotto il 45° parallelo, i raggi UV diventano cosi intensi da far sì che non rappresentino più un vantaggio. Sotto il 41° parallelo, i capelli rossi diventano estremamente rari, anche nelle aree R1b.

Il 45° parallelo è considerato tradizionalmente il confine tra le culture europee settentrionali, dove la cucina si basa sul burro, e le culture europee meridionali, che preferiscono utilizzare l’olio d’oliva. In Francia, il 45° parallelo è anche il limite tra i dialetti della lingua d’OIL del nord e le lingue Occitane del sud. In Italia settentrionale è il 46° parallelo che separa chi parla tedesco (in Alto Adige/Sud Tirolo) da chi parla italiano. Questo confine naturale probabilmente è strettamente correlato con la quantità di sole e con il clima in generale, poiché il 45° parallelo è esattamente a metà tra l’equatore e il polo nord.

Già nel lontano Neolitico, il 45° parallelo divideva sommariamente la Cultura della ceramica cardiale mediterranea dalla Cultura della ceramica lineare dell’Europa centrale.

È di certo possibile, e forse addirittura probabile, che la divisione tra Europa meridionale e settentrionale non riguardasse solo la cultura e l’agricoltura ma anche i fenotipi e la pigmentazione della pelle. Queste differenze potrebbero risalire al Neolitico, quando l'espansione dell'agricoltura dal Vicino Oriente si mosse lungo due distinti itinerari. La rotta meridionale seguì le coste del Mediterraneo fino a raggiungere la penisola iberica, mentre la rotta settentrionale si diffuse lungo il bacino danubiano per poi giungere nelle pianure del Nord Europa fino ai Paesi Bassi e al Baltico. Col passare del tempo ciascun gruppo di agricoltori si fuse con i cacciatori-raccoglitori mesolitici indigeni, ma è possibile che le popolazioni autoctone mediterranee fossero geneticamente distinte da quelle dell'Europa centrale e settentrionale. Poi, a partire dall'età del bronzo, le migrazioni indoeuropee dalle steppe pontiche coinvolsero molto più l'Europa centrale e settentrionale che quella meridionale, alterando considerevolmente il patrimonio genetico e lo stile di vita locali, portando con sé i geni dell'Europa orientale e caucasica, l'industria casearia, oltre alle lingue e alla cultura indoeuropea. Solo nel tardo Bronzo (1500-1155 a. C.), più di mille anni dopo l'espansione indoeuropea nell'Europa centrale, i proto-Celti si espansero davvero nella penisola italiana e in quella iberica. Anche la Grecia non venne indo-europeizzata almeno fino ai micenei, un altro gruppo di Indoeuropei della steppa che conquistò il paese intorno al 1600 a.C.

Le genti slave, baltiche e finniche discendono prevalentemente dai aplogruppi R1a, N1c1 e I1. Le loro origini R1b limitate fanno sì che le mutazioni MC1R siano molto più rare tra queste popolazioni. Ecco il motivo per cui, nonostante la loro pelle e i loro capelli chiari e nonostante vivano alla stessa latitudine degli Europei nordoccidentali, quasi nessuno di loro ha i capelli rossi, tranne una minoranza di polacchi o di cechi di lontana origine germanica.

Dove sono comparsi per la prima volta i capelli rossi?

È stato suggerito che il colore rosso dei capelli abbia avuto origine nell’Europa paleolitica, soprattutto alla luce del fatto che anche i Neanderthal possedevano questa pigmentazione. A oggi, l’unico campione Neanderthal testato (proveniente dalla Croazia) non presenta la stessa mutazione MC1R responsabile dei capelli rossi negli umani moderni (si tratta della mutazione Arg307Gly). Eppure, poiché i Neanderthal si evolvettero contemporaneamente all’Homo sapiens per circa 600.000 anni e da essi si svilupparono diverse sottospecie in tutta Europa, nel Medioriente e in Asia centrale, non si può escludere che una qualche particolare sottospecie di Neanderthal possa avere passato la mutazione MCR1 all’Homo sapiens. In ogni caso, è poco probabile che questo accadde in Europa, perché i capelli rossi sono quasi completamente assenti, o comunque hanno un’incidenza molto bassa, in quelle parti del continente con la più alta percentuale di aplogruppo I (per esempio Finlandia, Bosnia, Sardegna) e R1a (Europa orientale), che sono le uniche due linee associate agli Europei mesolitici e paleolitici. Dobbiamo quindi cercare l’origine dei capelli rossi da qualche altra parte. Com’è prevedibile, la risposta giace tra le popolazioni R1b che si pensa abbiano ricolonizzato l’Europa centrale e orientale durante l’Età del bronzo.

Le origini dell’aplogruppo R1b sono complesse e ferocemente dibattute ancora oggi. L’autore del presente articolo propende per la teoria secondo cui abbia avuto origine in Medioriente (un punto sul quale solo pochi genetisti di popolazione non sono d’accordo) per poi diffondersi grazie a una migrazione verso il Caucaso settentrionale e verso le steppe pontiche dove fece da punto di partenza per l’invasione dei Balcani e dell’Europa centrale e occidentale che avvenne durante l’Età del bronzo. Questa teoria sembra essere l’unica in grado di spiegare la presenza dei capelli rossi tra gli Udmurti, tra gli abitanti dell’Asia centrale e tra le mummie del Tarim.

Un possibile collegamento con i Neanderthal?

Probabilmente l’aplogruppo R1b si divise dall’R1a durante il Paleolitico superiore, più o meno 25.000 anni fa. È probabile che questa separazione avvenne in Asia centrale intorno a quello che oggi è il Mar Caspio, il quale divenne un mare solo dopo il termine dell’ultima glaciazione quando si sciolse lo strato di ghiaccio che ricopriva la Russia occidentale. Dopo la formazione del Mar Caspio, i cacciatori-raccoglitori nomadi di queste zone finirono con il trovarsi sulla sua sponda più verde e più fertile (quella anatolica), dove potrebbero in seguito aver addomesticato gli animali locali come i bovini, i suini, le pecore e le capre.

Se la mutazione per i capelli rossi ci è stata passata dai Neanderthal, deve essere arrivata dai Neanderthal dell’Asia centrale, forse dal moderno Uzbekistan, oppure da quelli stanziati nella penisola anatolica orientale o in Mesopotamia. Con tutta probabilità, per qualche millennio la mutazione passò a una qualche linea (estinta?), prima di essere ereditata dalle tribù R1b. Alternativamente, potrebbe anche essere nata indipendentemente tra le popolazioni R1b non più tardi del Neolitico.



I capelli rossi e le migrazioni indoeuropee

Durante lo sviluppo della ceramica, o più probabilmente mentre acquisivano questa abilità dai loro vicini mediorientali (appartenenti all’aplogruppo G2a), una parte delle tribù R1b migrò attraverso il Caucaso per approfittare dei vasti spazi verdi erbosi disponibili per le loro mandrie. È qui che la cultura proto indoeuropea sarebbe emersa diffondendosi tra le popolazioni autoctone R1a delle steppe euroasiatiche, con le quali le popolazioni R1b si mischiarono moderatamente (questa sarebbe la ragione per cui, ovunque dall’Europa orientale alla Siberia fino all’India, si trova sempre una minoranza R1b tra la maggioranza R1a).

La domesticazione del cavallo nella regione Idel-Ural avvenuta intorno al 4000-3500 a.C., combinato con l'emergere della lavorazione del bronzo nel Caucaso settentrionale intorno al 3300 a.C., sarebbe stata responsabile dell’incredibile espansione delle linee R1b e R1a; un’avventura che avrebbe portato questi parlanti proto indoeuropei fino al margine atlantico dell’Europa, a est fino alla Siberia, e a sud giù fino all’Egitto e all’India meridionale. A partire dal 3500 a.C., la grande maggioranza degli R1b migrò verso ovest lungo le coste del Mar Nero fino ai Balcani ricchi di metalli, dove si mischiarono con gli autoctoni calcolitici della “Vecchia Europa”. Un piccolo gruppo di R1b accompagnò gli R1a in Siberia e in Asia centrale, e questa è la ragione per cui i capelli rossi se trovano occasionalmente tra le popolazioni di queste aree dove domina l’R1a (le quali ancora oggi presentano una minoranza di R1b nella loro linea ancestrale, nonostante alcune tribù l’abbiano persa a causa dell’effetto del fondatore).

Dopo quasi un millennio nel bacino del Danubio (fino alla Baviera ad ovest), avrebbero continuato la loro espansione verso ovest (dal 2500 a.C.) verso l'Europa occidentale. In realtà, l'espansione verso ovest fu probabilmente effettuata esclusivamente dalla fazione più occidentale di R1b, che si era stabilita a nord delle Alpi, intorno all'Austria e alla Baviera, e sviluppò la cultura di Unetice. Molti lignaggi R1b sono rimasti nei Balcani, dove si sono gradualmente mescolati con le popolazioni indigene, poi con successive ondate di immigrati e invasori nei prossimi millenni, come i greci, i romani, i bulgari e gli ottomani. Quasi tutte le tracce di capelli rossi sono state perse nell'Europa sud-orientale a causa dell'elevato numero di persone dai capelli scuri portate dalla lunga ondata di invasioni nella regione negli ultimi 5000 anni. Secondo gli antichi scrittori greci, i capelli rossi erano comuni tra i Traci, che vivevano intorno alla moderna Bulgaria, una regione in cui la rufosità è quasi completamente scomparsa oggi. Gli alleli dei capelli rossi possono essere sopravvissuti nel pool genico locale, ma non possono essere espressi a causa della mancanza di altri geni per la pigmentazione dei capelli chiari.

I proto-europeani coi capelli rossi si divisero in tre rami (proto italico, proto celto e proto germano) durante l’espansione progressiva, a partire dall’Europa centrale, delle Culture dell’Età del bronzo di Unetice, dei tumuli e dei campi d’urne. Si pensa che il ramo proto germanico, originato come la sotto clade R1b-U106, sia migrato dall’odierna Austria verso i Paesi Bassi e la Germania nordoccidentale. Avrebbe poi continuato la sua espansione, probabilmente a partire dal 1200 a.C., verso la Danimarca, la Svezia e la Norvegia meridionale dove, dopo che si fu mischiato con le genti autoctone I1 e R1a, sarebbero emersi gli antichi popoli germanici.

Oggi l’incidenza dei capelli rossi tra le genti germaniche è massima in Olanda, in Belgio, nella Germania nordoccidentale e nello Jutland. In sostanza, in quelle regioni dove la percentuale di R1b è più alta e dove presumibilmente si stanziarono all’inizio gli R1b prima di mischiarsi con i biondi R1a e I1 della Scandinavia, e prima di espandersi di nuovo verso la Germania meridionale durante l’Età del ferro, portando con sé una percentuale ormai considerevolmente più bassa di R1b e di alleli per i capelli rossi. I capelli rossi sono quindi associati soprattutto con i popoli continentali della Germania occidentale, un po’ meno con gli Scandinavi e con le tribù germaniche originarie della Svezia (per esempio Goti e Vandali). Ciò spiegherebbe anche perché si ritrovi una più alta incidenza di capelli rossi negli insediamenti Anglosassoni nel sud dell’Inghilterra piuttosto che tra quelli scandinavi del nordest.

Il ramo italico attraversò le Alpi intorno al 1300 a.C. e si stanziò lungo la maggior parte della penisola, in special modo in Italia centrale (Umbri, Latini, Oschi). Probabilmente esso apparteneva per lo più alla sotto clade R1b-U152. È probabile che tra i primi italici ci fossero i capelli rossi fossero frequenti quanto tra i Celti e tra i Germani, ma essi persero progressivamente questo tratto attraverso i matrimoni misti con i loro vicini dai capelli scuri, come per esempio gli Etruschi. I successivi stanziamenti gallo-celtici nell’Italia settentrionale hanno aumentato l’incidenza dei capelli rossi in quelle aree che erano originariamente abitate da genti non indoeuropee (Liguri, Etruschi, Retici) e che quindi presentavano una prevalenza di capelli scuri. Oggi i capelli rossi sono ugualmente distribuiti in Italia centrale e settentrionale.

Il ramo celtico è il più grande e il più complesso. L’area parlante idiomi celtici nei tempi classici comprendeva regioni appartenenti a diverse sotto cladi di R1b-S116 (l’aplogruppo proto italo-celtico). La prima migrazione R1b verso l’Europa occidentale deve essere avvenuta con la diffusione dell’Età del bronzo in Francia, Belgio, Gran Bretagna e Irlanda intorno al 2100 a.C.; una migrazione associata soprattutto alla sotto clade R1b-L21. Una seconda migrazione ebbe luogo intorno al 1800 a.C. verso la Francia sudoccidentale e la penisola Iberica, ed è associata con la linea R1b-DF27. Questi due rami sono di solito considerati celtici, ma, a causa della loro precoce separazione, è probabile che fossero più diversi tra loro di quanto non lo fossero le più tarde linee celtiche continentali e italiche (entrambi R1b-U152). Il ramo celtico nordoccidentale potrebbe essere all’origine delle lingue goideliche (gaelico), mentre quello sudoccidentale avrebbe dato origine alle lingue celtiberiche. Entrambe appartengono al gruppo Q-celtico, in contrasto con il gruppo P-celtico a cui appartengono le lingue galliche e brittoniche associate con l’espansione delle culture di Halstatt e di La Tène e della linea R1b-U152 (la stessa del ramo italico). Oggi è possibile ritrovare i capelli rossi in tutti e tre i rami celtici, nonostante siano più comuni nel ramo R1b-L21. La ragione è semplice: essa rappresenta il ramo più settentrionale (ricordiamo che i capelli rossi sono più “utili” a latitudini più nordiche) e le popolazioni celtiche della Gran Bretagna e dell’Irlanda hanno mantenuto un’origine proto celtica più pura (con percentuali molto alte di R1b).

I capelli rossi sono stati trovati anche nell’uomo Cherchen vestito di tartan (una delle mummie Tarim datate al 1000 a.C.). Questa, secondo l’autore, rappresenta un ramo di Celti centroeuropei responsabili della presenza di R1b tra i moderni Uiguri. Le mummie Tarim precedenti, datate al 2000 a.C. e che non vestono tartan, il cui DNA è stato identificato come appartenente all’aplogruppo R1a, non avevano i capelli rossi, proprio come la moderna popolazione tra cui l’R1a è dominante.



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